A Roma Pannella è già in onda da due anni (dal 26 febbraio 1975) e i positivi risultati lo spingono a guardare oltre la capitale.
L’azzardo che ha in testa è temerario: sfidare il monopolio RAI per le trasmissioni su scala nazionale, nonostante la Corte Costituzionale appena un anno prima
(con la sentenza 202/1976) ne abbia riconosciuto la legittimità.
Invero, qualche tentativo di syndication è già allo studio ma si tratta comunque di soluzioni basate su una programmazione parziale e non già su una diretta tra
sede madre e unità locali, che mal si adatta ad un prodotto all-news come quello di Radio Radicale.
Probabilmente, ad ispirare Pannella, sono stati i collegamenti avvenuti nel gennaio/febbraio 1977 tra la milanese
, la bolognese Radio Alice e la romana Radio Città Futura (emittenti accomunate da una matrice politica fortemente di sinistra), che avevano preso ad interconnettersi
via telefono, scambiandosi reciprochi programmi.
Si trattava, tuttavia, di collegamenti non strutturati, difficili da qualificare come un vero e proprio network, almeno nell’accezione tipica del termine.
Così, in sordina, dopo alcuni test condotti sul finire del 1976, i radicali aprono una sede locale a Bari (88,800 MHz, in Via Suppa 14) e poco dopo guardano ad altre città italiane
rilevanti per potenzialità economiche, demografiche, politiche e commerciali: Milano, Firenze, Torino e Napoli, tanto per iniziare.
Col supporto di simpatizzanti milanesi, i radicali presidiano, agli inizi del 1977, la frequenza 103.900 MHz con una programmazione prodotta localmente, del tutto autonoma da quella romana.
Ma il segnale è pessimo, anche per via dell’infelice punto di emissione, concidente con la sede di messa in onda.
I tecnici interpellati, per sopperire, propongono una delocalizzazione dell’impianto in un sito dalle maggiori potenzialità, individuato nella Torre Velasca,
ad un passo dal Duomo.
Nondimeno, poco dopo, si presenta l’opportunità di rilevare una stazione esistente, che non è mai andata oltre la mera sperimentazione delle trasmissioni:
, che dispone di un 96,700 MHz certamente più interessante degli infelici 103,900 MHz.
In occasione del clamore generato a livello nazionale dall’assassinio della studentessa romana Giorgiana Masi, durante i violenti scontri di piazza nel caldissimo maggio 1977, i 96,700 MHz milanesi di Radio Milano Classica (la cui testata giornalistica sarà poi mantenuta dai Radicali fino al 1990, con la variazione in Radio Radicale Milano Classica, sotto la direzione di Roberto Rodolico), vengono collegati in diretta da Roma attraverso un collegamento telefonico.
Il collegamento, in verità di bassa qualità audio (ma i contenuti non erano musicali e quindi poteva andare), permise di sfruttare l’immediatezza del mezzo radiofonico, trasformando così Radio Radicale nella radio d’informazione e approfondimento che tutti conosciamo".
Il sistema della syndication positivamente testato su Bari e Milano e successivamente a Firenze, Torino, Trieste e Napoli funziona e quindi viene replicato, tanto che, sul finire del 1979, già 12 città italiane sono collegate con la sede principale di Roma della stazione radio politica.
Curiosa la tecnica d’affiliazione adottata dal direttore, Paolo Vigevano, definita al tempo dalla rivista Millecanali “da guerrigliero”: in occasioni elettorali, l’emittente capofila affittava letteralmente, per due o tre settimane, studi ed attrezzature di una stazione locale medio-piccola, potenziandone la diffusione. In contemporanea a ciò, gli esponenti radicali locali promuovevano raccolte di fondi, con i quali rilevavano la radio stessa o, quando possibile, ne fondavano una nuova.
Sul punto, in un’intervista del 1979 al periodico Scelta Tv, Valente (al tempo coordinatore del nascente network) confermava la strategia di affiliazione temporanea volta alla successiva acquisizione, tanto che, all’affermazione "Avete anche introdotto la pratica di affittare spazi, in periodo elettorale, presso emittenti private", rispondeva: "Non spazi: alcune emittenti le abbiamo affittate in toto, al costo inferiore di una pagina sul Corriere della Sera".
La portata rivoluzionaria dell’impresa Radio Radicale si concretò nel momento in cui essa iniziò a trasmettere sulle proprie frequenze il segnale di radio-aula diffuso all’interno della Camera, cui seguì, dopo pochi mesi, anche la trasmissione dei lavori del Senato.
E’ forse questo il momento più "creativo" della vita di Radio Radicale, quando le sedi locali vedevano la partecipazione attiva di alcuni personaggi vicini al Partito Radicale che successivamente avrebbero svolto politica attiva nel campo della sinistra (non necessariamente Radicale).
Sul finire del decennio, la rete radicale decide di trasformarsi da syndication a rete interconnessa 24 ore.
Continua – ed anzi si intensifica – pertanto lo sviluppo avviato un paio d’anni prima a macchia di leopardo: si impiantano nuove stazioni con piena autonomia locale a Bologna , Verona , Genova e in altre città italiane.
Ma Milano è essenziale per i radicali e la copertura offerta dai 96,700 MHz , è insufficiente.
Vigevano guarda allora all’annunciato imminente default di
, storica stazione milanese che è intenzionata ad uscir di scena.
Punto Stereo gode di una buona frequenza – gli 87,9 MHz – e di una comoda sede in Via Popoli Uniti 14 (che i radicali potrebbero utilizzare in luogo di quella di Via XX Settembre n. 22) e quindi ha proprio quel che manca alla radio di Pannella.
Il management del network romano non si fa sfuggire l’occasione e conclude l’affare col dentista-editore della stazione milanese, Giorgio Libé.
All’alba del nuovo decennio la radio romana è quindi in onda a Milano su 87,900 MHz,frequenza che garantisce una dimensione tecnica assolutamente dignitosa a Radio Radicale, che può così implementare il suo ascolto.
Ma Radio Radicale si afferma nel panorama eterogeno dell’emittenza privata soprattutto per la sua "rassegna stampa", forse l’appuntamento più popolare dell’emittente, condotta (ancora oggi, il sabato) da Marco Taradash (cui va il merito di aver per primo prosto in modo "orizzontale" le notizie, ovvero per argomento confrontando le varie testate, e non per testata). Nella metà degli anni ’80, ha luogo la sostituzione del collegamento SIP con un’interconnessione in ponte radio, che permetteva una qualità sonora decisamente superiore .
In concomitanza avviene il colpaccio con l’acquisto dell’impianto 96,900 MHz di Valcava di
seguito da acquisizione di frequenze secondarie ( come quelle di
).
Oggi, a distanza di quasi quaranta anni, Radio Radicale (che contrariamente a quello che si potrebbe pensare è una radio nazionale di carattere commerciale, edita dal Centro di produzione
s.p.a., anche se essenzialmente vive di un controverso finanziamento pubblico) con 250 impianti di diffusione FM, dichiara di coprire il 75% del territorio italiano,
raggiungendo l’85% della popolazione del paese .